Vi piace il fantasy?
Confessioni di una Tolkieniana quasi pentita
Già vi sento: “ma qua non si doveva
parlare solo di horror? Che c'entrano elfi, orchi e principesse? Che
noia!”. Apettate un momento: so che in genere chi ama il
fantasy non ama l'horror, e viceversa. Ma sono due argomenti che
hanno qualcosa in comune, perché suscitano le reazioni più estreme,
di segno opposto e contrario. E il successo di una serie come Il
trono di spade mi ha spinto a riaffrontare l'argomento.
Nell'estate dei miei 20 anni o giù di
lì, lessi Il signore degli Anelli nella vecchia edizione
Rusconi. Lessi è inesatto: diciamo che per un mese dimenticai tutto
quello che avevo intorno e mi immersi in un mondo di incredibile
interesse e profondità. Da allora lessi tutto quello che Tolkien
aveva lasciato di edito e di inedito, in qualche caso non capendoci
un accidenti, data la frammentarietà del materiale rimasto. Rilessi
due o tre volte in lingua originale The Lord Of The Rings, poi
anche l'Edda di Snorri e tutto quello che aveva a che fare col
mondo degli dei nordici a cui J. R.R. Tolkien si era ispirato. Quando
a Roma fondarono la Società Tolkieniana ovviamente non potevo
mancare. Andai all'incontro di presentazione, dove - erano altri tempi ed ero più sanamente incazzereccia - contestai il critico Gianfranco De Turris, che
non faceva che ripetere che Tolkien l'aveva scoperto la destra (In Italia purtroppo è vero, ricordate i campi Hobbit? No? Fatevi una ricerca su google) e faceva parte della loro cultura. Siccome si sapeva benissimo che Tolkien odiava
il nazismo e in America, guarda caso, era stato preso come simbolo
della controcultura libertaria, a un certo punto intervenni e dissi la mia su questa appropriazione indebita dello scrittore. Ricordo che dopo aver parlato mi guardai intorno e vidi che ero l'unica donna in una stanza
piena di baldi giovani aderenti di Forza Nuova o Ordine Nuovo o
qualche cavolo di organizzazione di destra: pensai che l'avevo
scampata bella e che quello non era il posto per me.
Nonostante questo incidente di percorso, l'amore per l'opera tolkieniana proseguì,
e quando scoprii che Peter Jackson, uno dei miei registi preferiti,
l'avrebbe finalmente trasposta sullo schermo in una trilogia (non
parliamo della deludente versione animata di Ralph Bakshi),
pensai che avevo un motivo in più per vivere. Amai i primi due film,
e per il terzo ebbi la gioia di andare a Berlino a incontrare attori e regista
in occasione dei junkets europei. Poi gli Oscar, l'entusiasmo per le
extended editions ecc.Infine, pian piano, tutta questa passione mi è
un po' passata.
Amavo talmente tanto il fantasy da
avere iniziato a scrivere un romanzo di genere, una cosa penosa che
ha letto solo qualche amica e che sono felice di non aver concluso. E
avevo letto, sulla scia di quest'amore, altre saghe bellissime come
quella di Taran di Prydain (quella del disneyano Taron e la
pentola magica), oltre a tutte le varianti possibili e immaginabili
del ciclo arturiano: i romanzi di Mary Stewart, quelli di Mary
Zimmer Bradley, The Once and Future King di T.H. White,
ecc. ecc.
Alla fine, lo confesso, il fantasy in quanto tale mi ha un po' stuccato, come mi capita regolarmente di fronte alle pietanze con troppi ingredienti. E – qui lo dico e qui lo nego - al momento non ho nessuna
voglia di vedere la trilogia de Lo Hobbit. Temo che, a Peter
Jackson, Tolkien stia facendo lo stesso effetto che a George Lucas ha
fatto il mondo di Star Wars, che ha tra l'altro inventato lui
stesso: quando si crede troppo ad un universo di fantasia, si finisce
per gonfiarlo a dismisura, con il rischio che ti esploda in mano. Se
da un libro di poco più di 300 pagine, dichiaratamente per ragazzi,
si decide di trarre tre film, a mio avviso c'è qualcosa che non va.

E poi, per quanto ci si sforzi di
creare nuovi mondi, la Terra di Mezzo resta il modello ancora
ineguagliato. Lo stesso Martin non sfugge alle citazioni e agli
omaggi, creando ad esempio con Sam e Jon una coppia analoga a quella
formata da Sam e Frodo. Certo c'è anche molto altro in questo caso, le figure femminili sono più presenti e importanti,
e dunque vedrò sicuramente anche la terza serie. Ma quanto si può ricamare
e variare sul tema del Medioevo prossimo venturo? Sotto le sfarzose
vesti e i sanguinari complotti dei Lannister, batte lo stesso cuore
nero che ha dato vita ai Borgia e a tutte le spietate famiglie della
storia. Non so a voi, ma a me, dopo un po', il senso di déjà-vu lascia spazio alla noia.
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