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venerdì 30 novembre 2012




PARLIAMO UN POCO DI ME

Io, David Sedaris e il Kindle Sorpresa


A parte gli amici e i conoscenti che leggono regolarmente questo blog, immagino che la maggior parte di quelli che ci capitano per caso non mi abbia mai sentito nominare e sia troppo pigra o disinteressata per googlare il mio nome e trovare informazioni sulla sottoscritta (che non sta su Facebook perché è una maledetta snob, ma su Twitter ci passa le giornate). E cosa puoi aspettarti da gente che ci arriva cercando frasi come “bambino sfregiato con un bisturi”? Brrr. Siccome la gente che legge questo blog è assai pochina, diciamo che mi sento sufficientemente a mio agio, come succede tra amici di vecchia data, per mettermi in libertà e togliermi un po' di sassolini dalla scarpa.
Chi ero lo trovate QUA, grazie alla gentilezza di Enrico Zoi che mi mette in compagnie assai più illustri di me. Chi sono... non essendo mai stata riservata e non avendo niente da nascondere, basta chiedere e vi racconto tutto quello che vale la pena di sapere. Ad esempio, che in questo periodo sono molto - ma proprio molto - arrabbiata, annoiata e scontenta. A volte anche in modo irrazionale.
Sono troppe le cose che non mi piacciono: l'aria che si respira in questo paese, la gente che vedo in giro, il cinema che mi tocca recensire, i colleghi che tirano a campare perché ormai sanno di essere condannati, la scuola pubblica inadeguata, lo stato della cultura, la decadenza della città che tanto amavo e in cui ho scelto di vivere, i miei che invecchiano e me, che – a differenza di troppe donne e uomini senza qualità, capaci di vendersi per quello che non sono e di convincere gli altri delle proprie inesistenti doti - non trovo neanche un acquirente per quelle che so di avere. E siccome io non mi accontento mai di me stessa e di quello che faccio, odio chi si siede, chi si adagia, chi “tira via”, in qualsiasi campo, accontentandosi di dare il minimo sindacale, o magari solo incapace di superare la propria mediocrità. Vivo in un mondo in cui chi non sa pensa di sapere, e chi sa si rende conto di non sapere abbastanza. E a vincere sono sempre i primi.

Non mi piace neanche rimpiangere il passato: so, parafrasando Nanni Moretti, che “non torneranno più i festival e i lavori gratificanti di una volta”. So che devo essere orgogliosa di avere vissuto quei periodi di pura, perfetta e sconsiderata felicità, di aver avuto la fortuna di sedermi a tavola con William Friedkin e Christopher Lee e di aver sentito il primo raccontare con gusto dei divertenti aneddoti sui suoi film e il secondo fare imitazioni di colleghi e cantare arie d'opera con la sua profonda, splendida voce. So che devo essere felice per gli anni del Mystfest e per le amicizie che ci ho fatto, per aver lavorato al Noir in Festival con gente che stimavo e stimo e che mi ha insegnato molto, e per aver parlato, in interviste lunghissime e umanamente coinvolgenti, prima dei tempi lampo della tv, con attori e registi che hanno fatto la storia del cinema. Confesso che ho vissuto e così sia.
                              
Ma possibile che adesso sia tutto passato, perso per sempre, come lacrime nella pioggia? Forse sì ed è giusto che sia così. Magari in futuro pubblicherò qua alcune di quelle interviste, di quei ricordi e di quelle storie. Quando uno, nella vita privata e nel lavoro, per un certo periodo di tempo non può usare il cervello al massimo, questo si atrofizza, è fatale. Ma io devo dargli aria ogni tanto, perché in fondo è un bel cervello e ci sono affezionata, anche se mi ha sempre complicato la vita.

Ricordate la lista delle cose per cui vale la pena vivere, stilata da un Woody Allen depresso in Manhattan? Io quelle liste ho iniziato a farle da adolescente (quando ancora Fabio Fazio giocava coi soldatini), solo che le chiamavo “amo” e “odio”. Ora quello che odio l'ho già detto, e per quelle che amo la lista è troppo lunga, però la cosa che preferisco su tutte è, da sempre, leggere. Di tutto, di continuo, in ogni momento libero dalle incombenze della vita quotidiana e dalle visioni di film e telefilm, a letto e sui mezzi, incrociando senza sosta i flussi (roba da fare invidia a Doc). Ultimamente, però, mi ero inceppata anche lì: in contemporanea pretendevo di leggere il ponderoso e bellissimo tomo di Oliver Stone sulla storia segreta degli Stati Uniti assieme a un saggio sull'arrivo della mafia italiana in America, a World War Z di Max Brooks (noia mortale) e a vari autori per me sconosciuti, scaricati “aumm aumm” sul Kindle Sorpresa, come lo chiama mia figlia. Ah, e nel mezzo ci avevo messo pure Gli sfiorati di Sandro Veronesi, trovato in redazione e prontamente restituito dopo averne letto una cinquantina di pagine (senza offesa).

Comunque, io adoro annusare, toccare e sfogliare i libri di carta e ho sempre guardato con disprezzo il loro misero surrogato, tra l'altro ultimo regalo, come quasi tutta la roba elettronica utile (e superflua) che ho in casa, del mio generoso ma poco romantico ex. Alla fine, però, per me condannata a passare ore infelici sulla metro B e su quelli che Gigi Proietti definiva i “lenti pubblici” romani, si è rivelato utile. Anche perché contiene già duemila libri, come quelli che mi hanno riempito la casa e sfondato le librerie, che lì dentro non pesano e non si vedono. Ne ho approfittato per buttarci tutto quello che avrei sempre voluto leggere ma non ho mai avuto voglia di comprare, oltre a libri che ho già di carta ma che voglio portare con me e autori a cui dare una seconda possibilità (ad esempio so che dovrei leggere di nuovo Chuck Palaniuk). Ah, tutto rigorosamente in inglese, senza il filtro della traduzione. E che cavolo, già che posso lo faccio, no?

E' così che, dopo essermi goduta su carta gli splendidi, cinematografici disegni di Fragile e Sarah, del mio amico Stefano Raffaele (vedere per credere QUA) e la raccolta di tutte le storie di Valentina Mela Verde della grandissima Grazia Nidasio, ho aperto a caso il kindle e - sorpresa ! - ho scoperto David Sedaris. Per qualcuno sarà anche la scoperta dell'acqua calda, ma è una di quelle cose che mi hanno riconciliato con la vita (che quest'anno, come già sapete, è stata davvero stronza con me).
I racconti di questo straordinario scrittore, che confonde ad arte autobiografia e realtà, narrando con senso del grottesco e naturalezza le storie imbarazzanti dei nonni greci, delle sorelle, dei genitori, dei propri tic adolescenziali e della propria omosessualità, sono un ritratto acutissimo, divertente e intelligente della società in cui viviamo.
Perché le storie migliori, quando sono personali, sono universali.
Ho iniziato dal suo primo lavoro, senza saperlo, il meraviglioso The Santaland Diaries (1992), in cui David racconta la sua esperienza di elfo ai celebri Magazzini Macy's nel periodo natalizio. E' assolutamente fantastico il panorama umano che passa come un fiume in piena nel villaggio di Babbo Natale, ricreato con mille magie all'interno del tempio del consumo, e che Sedaris descrive con impietoso senso dell'ironia. Così come sono incredibili i vari elfi e Santa Claus che partecipano alla recita, il cui fine è vendere le foto fatte ai  marmocchi (ricordi che arriveranno in casa degli acquirenti, in molti casi, nell'agosto dell'anno dopo, visto che all'epoca non esistevano ancora le foto digitali). Dice di più questo racconto sui guasti che il capitalismo e il consumismo hanno arrecato alla gente, di mille pesanti saggi di economia.

Dopo questa autentica perla, sono passata agli altri racconti, uno più bello dell'altro, tutti totalmente outrageous, come quelle serie inglesi che mi piacciono tanto. Come succede ad esempio in Next of Kin, dalla raccolta Naked, in cui Sedaris parla di un libro pornografico che racconta di incesti e sesso pedofilo, letto da lui e dal resto della famiglia, dagli 8 anni in su. Anche da questo capitolo scabroso del suo Lessico Famigliare, l'autore riesce a trarre una storia a modo suo pura, spassosa e credibile. Sedaris è stato anche molto attento ad alimentare il suo mito. Quando Wayne Wang acquistò i diritti cinematografici e trasse una sceneggiatura dalla sua raccolta Me Talk Pretty One Day (in italiano Me parlare bello un giorno, visto l'altro giorno su una bancarella a 3 euro), David ci ripensò e gli chiese di non farne di niente, perché preoccupato di come la sua famiglia sarebbe apparsa sullo schermo. Fu un peccato ma dà da pensare, no? L'unico problema nel leggere uno come Sedaris è che ci si ritrova, come raramente accade (a me è accaduto con i Tales of The City di Armistead Maupin e con Il tradimento di Rita Hayworth di Manuel Puig, vero e proprio libro test: dovevo rendermi conto che il mio ex non era l'uomo giusto per me quando mi disse che non riusciva a capirlo), a ridere d'un tratto ad alta voce, dimentichi di dove ci si trova. Ma chi se ne frega, aggiungo. Ridere allenta la tensione e riscalda il cuore, e dal momento che Woody Allen è "morto" e neanch'io mi sento tanto bene, ben vengano queste rare e preziose occasioni di abbandonarsi al piacere puro dell'intelligenza e dell'ironia. Mi sa che non è un caso che David Sedaris, come i due scrittori succitati, sia gay. Solo chi appartiene a qualche minoranza sa descrivere tanto bene i propri difetti e l'imbecillità dei più. Mi piace pensare che sarà una risata come queste, irrefrenabile e di pancia, che un giorno seppellirà tutti gli ipocriti, i farisei, i benpensanti e gli idioti di questo mondo.

7 commenti:

Luca Zacchi ha detto...

Ti mando un bacio!

daniela ha detto...

Benvenuta nella comunità degli amici di Sedaris. Fai attenzione perchè anche lui, a volte, ti spezzerà il cuore.

Michelle Pate' ha detto...

Bellissimo, mi ha fatto ridere ad alta voce!

marcantonio ha detto...

Visito il tuo blog
e come al solito leggo
la felicità di vivere
di leggere, di visionare,
di incontrare, di scoprire...
Gianni Quilici

Mario ha detto...

"Perché le storie migliori, quando sono personali, sono universali", e questa l'ho trovata universale, l'ho letta volentieri.
Nelle più personali, poi, c'è sempre più cuore, e si sente.
Complimenti Dani.

ViNcEnZo cArLiNi ha detto...

If you read someone else's diary, you get what you deserve.

Fantastico il DanielaCatelli pensiero!

Gianluigi ha detto...

Hai espresso tante verita! bellissima la foto con Dario!