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mercoledì 6 marzo 2013

Ragazze molto cattive

Letture e visioni in attesa dell'Apocalisse prossima ventura




Mentre la gente continua a visitare questo silenzioso blog, spinta dalle ingannevoli sirene della rete (a volte vorrei poter NON vedere cosa cercano gli individui sicuramente insospettabili spinti alle mie rive), io lo diserto da un po'. Ci sono momenti, nella vita, in cui semplicemente decidi di arrenderti, e - se tanti segnali fanno un indizio - ti metti comodamente seduto in prima fila, dotato di generi di conforto, in attesa dello spettacolo dell'apocalisse prossima ventura, come i viaggiatori del tempo in quello splendido racconto di fantascienza che è "Tempo di vendemmia" di Catherine L. Moore.

Meteoriti, Papi che abbandonano il soglio a gambe levate prima di finire sommersi dagli scandali e dalle congiure di palazzo, uomini e donne qualunque che invadono il Parlamento armati di buone intenzioni ma privi di qualsiasi conoscenza del nemico (e le vie dell'inferno si preparano a una bella rilastricatura), musei in fiamme e così via. Allora tu speri che i tuoi 4 anni di guai stiano per terminare con un big bang generale, e certo non vuoi perderti lo spettacolo per lasciare due stronzate scritte, a lettori presto carbonizzati e dissolti nell'etere.

Il mondo che immagino somiglia in maniera sempre più inquietante a quello impietoso di The Walking Dead, dove non ci si ferma per dare soccorso a un essere umano ma per raccoglierne lo zaino dopo che il suo proprietario è stato divorato, e dove piccoli gruppi cercano di difendersi da orde di morti viventi e di vivi morenti.

E allora chi se ne frega, no? Toglietevi dalla visuale e lasciatemi guardare! L'unica consolazione è che con me e i miei (pochissimi) cari scompariranno anche tutti i Filistei e gli ignavi che tanta rovina hanno portato nella mia vita.


E poi ci sono ancora i libri e le serie tv, unico prodotto del cervello umano (quello che nutrirà gli zombi di qui a poco) a darmi ancora un po' di conforto. E dunque torno qua a scrivere - anche solo per me stessa - qualcosa su una di quelle scoperte che fanno tornar voglia di leggere anche a un lettore annoiato, distratto o pentito.

Come molte donne sono attratta dal lato oscuro della realtà: quello che fa sì che una madre uccida i suoi figli o sia complice attiva di uno psicopatico, ad esempio. E per quanto sia ben consapevole che le donne sono per lo più tragicamente vittime in questo mondo maschile, non sono tanto ingenua da pensare che il Male, quello che gli anglosassoni chiamano Evil, non alberghi anche dentro di noi.
Per questo il mio incontro con Gillian Flynn era inevitabile. Anche se ho accumulato una quantità di libri che non sarò in grado di leggere nella mia vita terrena, a volte la curiosità mi spinge a comprarne di nuovi. Qualche settimana fa ho scritto per Coming Soon la notizia che David Fincher forse avrebbe tratto un film da un best-seller intitolato "Gone Girl", e, incuriosita dalla trama e dalla struttura del romanzo (ogni capitolo racconta un punto di vista e una storia diversa) l'ho comprato e letto di un fiato.

E ho conosciuto così la prima delle fantastiche bitches che popolano l'universo di questa scrittrice bionda, bella e angelica, che ha lasciato il suo lavoro decennale come reporter sui vari set mondiali per "Entertainment Weekly" (beata lei!) per dare corpo alle sue fantasie su carta.
In quello che da noi hanno pubblicato col titolo "L'amore bugiardo", la mattina del quinto anniversario del matrimonio di una coppia in crisi (lei bionda, bella, ricca e newyorkese, figlia di autori di grande successo di libri per bambini, e lui bel giovanotto del profondo Sud) lei all'improvviso scompare, in apparenza rapita. Al marito ha lasciato l'ennesima caccia al tesoro che lui frustrato non è mai riuscito a risolvere negli altri 4 anniversari, e a noi un diario che ci racconta la sua storia. Lui appare subito sospetto, lei in apparenza innamorata, sdolcinata e persa dietro un sogno, abbandonato per lasciare la dorata vita della metropoli e scendere nella terra rurale di Mark Twain. Due visioni contrapposte della realtà, entrambe insincere, continui rovesciamenti di fronte e personaggi se Dio vuole antipatici, che si meritano a vicenda.

Come l'ha definita Stephen King, Flynn è un talento oscuro, tagliente e acerbo. Come acerbo è il romanzo di esordio, "Sharp Objects", tradotto in italiano col titolo Sulla pelle: ingenuo e immaturo certo, ma appiccicoso e denso, con le sue donne sporche dentro, le sue madri da fiaba gotica, il sesso e l'autolesionismo, la perversione e la crudeltà che non risparmiano niente e nessuno. Immagini che ti restano attaccate addosso come un incubo che si fa fatica a scrollarsi di dosso. E ancora meglio è il secondo romanzo, "Dark Places" (da noi "Nei luoghi oscuri"), che ci regala un'altra eroina forte ma irrimediabilmente danneggiata, sopravvissuta allo sterminio della sua famiglia e in cerca della verità, tra strafatti adoratori di Satana, la psicosi demoniaca di massa degli anni Ottanta/Novanta, ragazzine corrotte e psicopatiche insospettabili. Se Gillian Flynn deve ancora affinare il suo talento ci chiediamo dove la porterà la sua scrittura. Non ci stupisce se tra i suoi dichiarati modelli c'è quel genio assoluto di Joyce Carol Oates, che di donne cattive tanto ha scritto: le sue storie ce la ricordano, ma in un connubio lascivo e leggermente disgustoso con i personaggi e le atmosfere di Tennessee Williams, Joe Lansdale e Stephen King.

Insomma, Gillian è bella, ricca, ha talento, ha un marito che descrive come una specie di dio greco, un figlio piccolo e dei genitori (insegnante di cinema lui, di letteratura lei) che le hanno dato un'infanzia felice, ma non si vergogna di confessare le sue pulsioni (leggete QUI) e dimostra di conoscere molto bene un femminile legato a Lilith che a molti uomini fa - giustamente - paura. 3 libri, 3 titoli di due sole parole e un talento che deve ancora esplodere a pieno ma che ha portato nel mondo della letteratura di genere la voce femminile forte, giovane e spudorata che ancora mancava.

Poi, per una singolare coincidenza, ho recuperato proprio ora una serie tv canadese partita nel 2010 e molto simile, come temi e struttura, a Grimm (e in parte anche a Angel, se qualcuno ancora se la ricorda). Si intitola Lost Girl ed è – anche se il genere non vi piacesse - interpretata da alcuni degli attori più belli e sensuali che abbiamo mai visto, per di più frequentemente impegnati in scene di sesso. Bo è una Fae, una creatura soprannaturale, una Succubus, che emana una forte energia sessuale e si nutre dell'eccitazione che provoca negli umani, che uccide dopo o durante il sesso, togliendo loro l'energia vitale. In fuga dopo 10 anni di incidenti di percorso, dovuti al fatto che non sa controllare il suo potere, dopo aver salvato una giovane sbandata, Kenzi, da un predatore sessuale, forma con lei una strana amicizia e una forte alleanza che fondano le basi per una agenzia investigativa privata. Ma Bo, come in ogni fantasy che si rispetti, è in cerca del segreto della sua nascita e della propria identità,  e decide tra mille difficoltà di restare neutrale e indipendente in un mondo diviso tra umani, Fae della luce e Fae dell'oscurità. Ad aiutarla ci sono anche il detective Dyson, un Fae spettacolare in grado di trasformarsi in lupo, e una bionda scienziata umana, Lauren, che lavora per i Fae e che diventa parte di un bizzarro e tormentato triangolo amoroso.

Lost Girl non sarà il massimo dell'originalità, ma è divertente, ben fatta, recitata benissimo, e Bo è un personaggio femminile che fa quello che molte di noi sognano di fare (si chiama fantasy proprio per questo, ohibò). E' più adulta e più attraente di Buffy, è una donna libera a cui piace il sesso (per lei sexual healing è un'espressione da intendersi in senso letterale) e che cerca di dominarne il potere distruttivo. Ci piace questa via canadese al genere, come ci è piaciuto l'approccio francese di un'altra bellissima serie, Les revenants. Ma magari ne parliamo un'altra volta. Sempre che Melancholia non ci sorprenda arrivando a tradimento, come ogni fine del mondo degna di questo nome.