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mercoledì 16 gennaio 2013

CADAVERI CALDI

A Survivor's Tale

 


Salve, miei amabili lettori, e dico proprio a tutti, anche allo sparuto drappello che approda a queste sponde desolate digitando “porno gay serial blogspot” o similia, tutte cose in grado di allietare le notti sicuramente più delle mie futili riflessioni sul cinema e sull'immaginario horror. Sono ancora viva, reduce da una delle giornate più deliranti che mi sia capitato di vivere da abitante di Roma, grazie ad un acquazzone che ha come al solito reso un'impresa degna di essere scolpita nel marmo la seguente: uscire di casa e arrivare in tempo utile alla destinazione a pochi chilometri di distanza, vedere un film (in questo caso, in anteprima mondiale, Warm Bodies, e non iniziate a fare facce strane che ne parleremo dopo), intervistare il talent di turno (Nicholas Hoult, il bambino che ci ha straziato le orecchie in About a Boy ma anche il Beast degli X-Men e l'interprete della serie cult Skins e del film di Tom Ford A Single Man) e tornare a casa.
Tutto questo dopo una notte insonne da meteoropatia, visto che, a quanto ho sentito, sono stata solo una dei tantissimi abitanti di Roma colpiti da questo morbo improvviso, che mi ha obnubilato il cervello al punto da farmi tentare la creazione di spericolate sinapsi sintattiche in inglese, nello stesso modo in cui R, nel film, cerca di articolare le parole da zombie. Forse per via del suo allenamento, il buon Nicholas è riuscito comunque a capirmi, e mi ha concesso una lunga intervista che non pubblicherò qua, confondendo penso la mia confusione mentale per un lusinghiero tentativo di emulazione del suo lavoro da attore. Mi sento, davvero, una sopravvissuta, e visto che siamo solo a mercoledì, mi chiedo quando mai riuscirò a mettermi in pari con serie, letture e film. Forse mai. Forse, vista la strana epidemia di insonnia appena passata, è ora di cominciare a prepararsi sul serio, come fanno in America, per la Zombipocalypse o come cavolo la vogliamo chiamare.

Comunque, dicevamo, Warm Bodies, di cui non vi faccio qua una recensione perché la farò sul sito di Coming Soon Television quando il film arriverà nelle sale il 7 febbraio con un esercito di ben 400 copie: intanto c'è da dire che - anche se ne condivide i produttori - questo film non è affatto parente stretto di Twilight. Che questo sia un male o un bene lo decideranno i teenager a cui è principalmente rivolto, ma, questo ve lo posso anticipare, il film ha più livelli di lettura ed un'intelligenza e un'eleganza di confezione che non mi aspettavo da una storia del genere e che – credo proprio – siano principalmente merito del regista Jonathan Levine. Il libro l'ho qua e lo leggerò quanto prima, ma la mano del regista di 50/50 è inconfondibile. Ed è sicuramente sua l'idea del gradito omaggio a Zombi 2 (in Italia, Zombi all'estero) del grande Lucio Fulci, che ha mandato in solluchero tutti i fan e i nerd presenti (che si moltiplicano per partenogenosi ad ogni proiezione).

Suppongo che le battute facessero più ridere in inglese, ma questo Romeo e Giulietta tra zombi e umani non è assolutamente stupido, la coppia protagonista – Hoult e Teresa Palmer – fa scintille (chissà che Jennifer Lawrence non si sia ingelosita, vedendolo) e alcune idee ci sono piaciute molte. Altre meno, ma ci sembra che questo sia un teen-movie (ahimé, so che ora arriverete anche voi, cultori delle Lolite, fuorviati dalle sirene dei motori di ricerca) che non sottovaluta, per una volta, il suo pubblico di riferimento.

Nel periodo in cui non ci siamo sentiti, inoltre ho rivisto Frankenweenie e ho scritto QUESTO, ed è morto NAGISA OSHIMA. Ho scritto anche questo, anche se non è firmato, visto che è solo un piccolo e frettoloso coccodrillo, per ricordare un regista di cui ho adorato almeno due film: Furyo, meraviglioso, e Tabù-Gohatto, ancora sul tema dell'omosessualità, che nel 2000 vidi a Cannes, e di cui seguii, emozionata, la conferenza stampa. Perché, anche se i suoi film forse più famosi in Occidente, Ecco l'impero dei sensi e L'impero della passione, non sono tra i miei preferiti, e non sono una cultrice del cinema giapponese tout court, quelli che ho citato prima mi hanno davvero commosso e toccato. Oshima era un Maestro, il problema è che nessuno vuole più essere allievo, visto che proprio oggi un giovane critico si vantava – o così pareva - di non aver mai visto un suo film. Come se l'amore per la fantascienza e l'horror dovesse per forza escludere tutto il resto. Vabbé, non cominciamo con le prediche sennò non ne esco.

Non voglio chiudere in tristezza, però, perché sono contenta di essere sopravvissuta anche oggi e di essermi comunque divertita. Domani, se ho culo, tornerò umana come R in Warm Bodies, parlerò di nuovo un fluente inglese (magari ti faccio una sorpresa e ti telefono, Nicholas) e a Roma non pioverà né nevicherà e la giornata sarà perfino noiosa. Ah, ma dimenticavo la cosa più importante. Nel periodo in cui ero fuori radar, ho anche ricevuto una bellissima telefonata dal mio amico Egidio Eronico (che ha tra l'altro diretto Charlton Heston nella sua ultima grande performance in My Father, e scusate se è poco!). Non solo bellissima perché mi augurava un buon anno, ma soprattutto perché nelle sue parole ho avvertito l'assoluta urgenza di darmi un salutare calcio in culo. Lui sa di cosa parlo. Io volevo solo dirgli pubblicamente grazie. Davvero, ne avevo bisogno e prometto che non andrà sprecato. E adesso vediamo quanti nuovi “lettori” mi porteranno questi scabrosi argomenti.

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