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giovedì 19 settembre 2013

Non ti ho nemmeno detto arrivederci

  Mario Maldesi, un anno dopo

 

 


La vita a volte è proprio stronza. Ci sono persone che sei sicuro che sentirai e rivedrai per trascorrerci un altro po' di bel tempo insieme. Poi ti abitui a sentirle una volta ogni due o tre anni e ogni volta che ci parli è come se vi foste lasciati il giorno prima. Certe amicizie, anche se non strettissime, sono come amori: c'è una sintonia immediata e anche se ti risenti dopo tempo riprendi subito il discorso, ritrovi la stessa voglia di condividere ricordi, racconti, passioni. Ti sembra che non sia passato tanto tempo dall'ultima telefonata, poi un giorno succede qualcosa per cui ti dici “devo chiamarlo e raccontargli”.
L'anno scorso, il 5 settembre, giorno del mio compleanno, stavo ancora male per le mie stupide questioni personali. Ero al lavoro ma nemmeno in redazione, dove molti l'avevano conosciuto, arrivò quella brutta notizia. Quest'anno, quando ho saputo che avrebbero dato il Leone d'oro alla carriera a William Friedkin - di cui era amico e con cui collaborava dai tempi de l'Esorcista fino a Regole d'onore, del 2003, suo ultimo doppiaggio per lui - ho pensato di chiamarlo. Ma è stato solo quando sono tornata da Venezia che ho avuto il tempo di sentirlo per raccontargli e condividere con lui, come altre volte avevo fatto, le emozioni di quei giorni. Stavo per chiamarlo quando una strana sensazione mi ha spinto ad andare su internet e digitare il suo nome.

E solo allora, vergognandomi di me stessa per non esserci stata, per non aver saputo, per non aver nemmeno potuto scrivere un biglietto alla moglie Francesca e alla famiglia, che ho appreso che Mario Maldesi, il più grande direttore del doppiaggio di sempre, un uomo straordinario e generoso che mi pregiavo di chiamare amico, aveva lasciato questa terra proprio il 5 settembre 2012. E ho scoperto che di anni ne aveva tanti, 89, e che io non me ne ero mai accorta, perché aveva l'entusiasmo, la simpatia e la vivacità di un ragazzo.

L'avevo conosciuto quando preparavo il mio libro su L'esorcista, nel 1999. Ricordo che ebbi il suo numero di telefono dallo sceneggiatore e regista Carlo Di Carlo, e che quando lo chiamai per fargli alcune domande sul doppiaggio del film fu gentilissimo e disponibile. Forse la prima volta ci incontrammo – qua i ricordi sono un po' più vaghi - quando uscì il libro, che gli portai. All'epoca era appena iniziata l'avventura di Coming Soon Television e quando Stanley Kubrick morì – uno shock per tutti gli amanti del cinema – lo chiamai in studio e gli feci una lunga intervista, che poi montammo con clip e contributi in un programma intitolato Le voci di Kubrick, che gli piacque moltissimo. Non solo: sempre quel giorno coi colleghi avevamo preparato un servizio di montaggio lungo e bellissimo, solo coi suoni, le musiche, le voci e le immagini dei suoi film, pensato e montato col cuore (è tuttora una delle cose che mi sono più care di quelle fatte sul lavoro). Lasciammo Mario da solo a vederlo e quando finì lo ricordo asciugarsi gli occhi col fazzoletto, commosso, e ringraziarci.
Mario era così: amava il suo lavoro, amava le persone, e se ti voleva bene te lo dimostrava.


Ci siamo poi rivisti diverse volte: nel 2000 mi coinvolse nella revisione delle scene aggiunte de L'esorcista per l'uscita del cosiddetto director's cut e anche se non compaio neanche nei ringraziamenti so che grazie a lui c'è anche un pezzettino di me. Poi lo stesso anno, o forse il successivo, fui ospite nella villa-agriturismo che aveva con la famiglia in provincia di Arezzo, dove il pomeriggio rivedevamo i dialoghi di Regole d'onore di Friedkin, tradotti splendidamente da Susanna Javicoli (grande attrice e dialoghista prematuramente scomparsa) e la sera giocavamo tutti con i villeggianti belgi e francesi ad assurdi ma divertenti giochi in lingua, in cui nonostante la mia timidezza mi facevo coinvolgere volentieri. Erano persone che tornavano ogni anno, affezionate come parenti, e come tali venivano trattate, non come clienti.L'atmosfera di gioia e divertimento di quelle serate la ricorderò a lungo.
Quante cose mi raccontò Mario in quella e altre occasioni, quanti aneddoti, quante storie divertenti, quanti succosi dietro le quinte! Mi disse che avrebbe potuto fare un libro parlando di tutti i maestri con cui e per cui aveva lavorato e ancora rimpiango di non aver registrato le sue storie e non averglielo scritto io, quel libro prezioso. L'elenco dei suoi lavori è troppo lungo, ma se volete l'ho trovato qua, nel suo sito ufficiale, e qua ho trovato la sua ultima intervista che ancora non riesco a vedere senza piangere. Si vede che stava male eppure parla a lungo e racconta cose meravigliose col consueto spirito. Devo a lui le voci dei film che proprio io, che non sopporto più il doppiaggio, ho tanto amato: film come Quel pomeriggio di un giorno da cani, Frankenstein Jr., Amarcord, L'esorcista, Arancia Meccanica... Davvero tutti i film che mi hanno segnato da ragazzina, cementando il mio amore per il cinema, avevano le voci scelte e dirette da lui. Grande perfezionista, dotato di un orecchio perfetto (sono anche andata a trovarlo in sala di missaggio, una volta), sul lavoro aveva fama di essere impietoso e di far piangere la gente, pur di ottenere il massimo. Ma nella vita era spiritoso, affettuoso e allegro, aveva una voce squillante e una risata contagiosa. Mi chiamava “Danielina”, io che sono alta un metro e 80 e non sono certo esile.

Ho ancora qua il dvd di Le voci di Kubrick che mi ero fatta fare per sostituire la videocassetta che gli avevo dato all'epoca. Ricordo di avergli parlato della lunga intervista fatta all'amico, autista e factotum di Kubrick, Emilio D'Alessandro, dal quale lui stesso mi aveva indirizzato. In quell'occasione, mi disse quanto era amareggiato dal comportamento di Jan Harlan, cognato di Kubrick, che nelle riedizioni dei dvd aveva tolto tutti quei meravigliosi dettagli che il regista pretendeva e per cui amava tanto i doppiaggi italiani. A questo proposito ecco la storica, calorosa lettera scritta a mano con cui Kubrick lo ringrazia calorosamente per il doppiaggio di Full Metal Jacket.
Scomparso Kubrick, Harlan è diventato il curatore della sua memoria e si è affrettato a togliere dai dvd le cose che lui amava tanto e su cui l'adattatore dei dialoghi Riccardo Aragno e Mario avevano tanto faticato: via le scritte tradotte in italiano, via “il mattino ha l'oro in bocca” da Shining, via la bellissima "Marcia di Topolino” nel finale di Full Metal Jacket, via - per gelosia e spirito di rivalsa, come i collaboratori italiani ritengono – i credits di chi ha reso giustizia a questi film meravigliosi, in un oltraggio non solo a loro ma soprattutto al genio di Kubrick.

Quella volta, abbiamo sicuramente parlato di rivederci, e facendo un po' di conti ora mi accorgo che deve essere stato almeno nel 2010, in uno dei periodi più deprimenti della mia vita. Adesso sono qua a piangerlo e a condividere questo dolore con voi, perché per me è come se fosse morto oggi e mi manca davvero non poterlo più chiamare al telefono. Era una delle poche persone con cui era veramente un piacere intellettuale parlare e uno degli uomini più intelligenti e acuti che abbia mai conosciuto. Ciao caro Mario, non so cosa ci sia di là ma mi piace pensare che sia un bel posto e che tu ci abbia ritrovato Federico, Stanley e gli altri amici e che i cori degli angeli si vergognino ad esibirsi davanti a te. Grazie di tutto, grazie per avermi dato ascolto e fiducia e perdonami per questa assenza per cui non mi dò pace. Ti porterò nel cuore e ti sentirò nelle voci di ogni film a cui hai prestato la tua arte. E dedico a te questa foto con Billy Friedkin che entrambi amavamo, scattata in un momento felice in cui per me eri vivo e sorridente come ti ho sempre visto e come sempre resterai. Ciao Mario! La tua Danielina
 

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carissima Daniela,
Valentina e io leggiamo solo adesso il tuo saluto a papà...
E ti ringraziamo per le tue parole e il tuo calore.
Se vuoi puoi trovarci e scriverci dalla pagina fb Mario Maldesi e il doppiaggio cinematografico italiano. Oppure alla mail info@mariomaldesi.it
un abbraccio carissimo,
caterina