
Darabont trasporta visivamente sullo schermo questo mondo, senza rinunciare a calcare la mano sull’effetto shock e su quello che si aspetta e diverte l’appassionato di cinema dell’orrore. Ma va ben oltre, cambiando il finale della storia (con l’entusiastico consenso dello stesso King) e facendone un apologo disperato e pessimista sulla condizione umana in questo mondo. Gli assediati nel market siamo noi, oggi. Così come gli zombie romeriani, come ha sempre dichiarato il maestro di Pittsburgh, siamo noi. Darabont concentra l’attenzione sul paradosso tipico di questo genere di storie: i mostri sono fuori, ma quelli più pericolosi sono proprio quelli all’interno, che in condizioni estreme non tardano a balzar fuori. Gli uomini schiavi della paura e del pregiudizio sono pronti – come la cronaca di questi giorni ci dimostra - a scatenarsi con violenza sui propri simili. (...)
leggi tutta la recensione